Ci troviamo all’estremità meridionale di Campo Imperatore; qui la forza dell’acqua ha plasmato magnificamente la roccia, restituendoci uno dei paesaggi più suggestivi dell’intero Appennino.
Oltre all’interesse geologico e naturalistico, questi posti sono legati a storie e leggende popolari, tutte da scoprire camminando.
L’unicità del posto inoltre, ha ispirato molti registi internazionali che, nella loro fantasia cinematografica, hanno trovato nel canyon il luogo ideale dove ambientare i set più disparati, fra i quali i deserti del “Far West”.
L’itinerario proposto è adatto a tutti e presenta un dislivello molto contenuto (circa 130/150 m totali), non richiede particolari capacità di orientamento e non presenta difficoltà; occorre solo prestare attenzione alla presenza di cani da guardiania che sorvegliano le greggi nella stagione calda.
In circa 7/8 km (andata e ritorno) e 2 ore e 15/30 di cammino totali, avrete modo di tuffarvi in un dimensione surreale e di ammirare una natura selvaggia ed arida, racchiusa fra le pareti rocciose che celano alla vista l’altipiano di Campo Imperatore.
Parcheggiando la macchina in prossimità di Fonte Macina, vicino ai ristori Mucciante e Giuliani (punto GPS: https://maps.app.goo.gl/wDVeg6Li3VS6kwvcA), vi basterà seguire l’evidente traccia che punta al monumento al pastore Pupo Nunzio (visibile dalla strada guardando a sinistra del ristoro Giuliani) e da lì proseguire scendendo fino ad arrivare a Fonte Cupa (sulla dx). Siete ora all’interno del canyon, occorre continuare dritti sul fondo di ghiaia percorrendolo in tutta la sua lunghezza, nel mezzo dei costoni di pietra.
Dopo meno di un’ora da quando vi sarete messi in cammino, sulla destra sarà facile notare l’ampio fronte bianco del canale detritico della Fornaca che scende dal Monte Prena.
Da questo bivio (indicato da una palina) fra i sentieri 250 e 225 è possibile scegliere la vostra destinazione finale; entrambe le opzioni sono a poca distanza.
Se continuate sulla vostra sinistra (sentiero 225), entrate nel tratto più suggestivo: le pareti si stringono e si innalzano, fino ad arrivare ad un’ampia grotta visibile sulla sinistra (spesso allagata dalle piogge), per poi aprirsi in una più larga vallata nella quale il canyon si estingue.
Se invece prendete a destra il sentiero 250 e risalite sulla statale, una piccola deviazione vi consente di ammirare il luogo in cui hanno girato una delle iconiche scene del film “Continuavano a chiamarlo Trinità”.
Questo posto è raggiungibile anche parcheggiando la macchina direttamente qui (https://maps.app.goo.gl/Qt3ikJBwNCFZAXox6); troverete una tabella relativa al film e facendo una breve passeggiata di 10 minuti sul greto della “fiumara”, sarete sul “set”.
Il suggerimento è di prolungare di poco l’escursione (aggiungendo un paio di km sul totale) per visitare tutti e due gli scenari.
L’itinerario è quindi concluso e per il ritorno occorre seguire lo stesso percorso dell’andata.
Sentieri interessati 200E/250/225. I tempi di percorrenza non tengono conto delle soste e sono calcolati su un passo tranquillo; possono variare sensibilmente a seconda della preparazione del camminatore, delle condizioni del terreno e del dislivello.
Spettacolare conca di origine carsica, totalmente circondata da faggete, il Voltigno è uno dei posti più caratteristici del Parco. É un ambiente affascinante da visitare in ogni stagione; straordinarie le fioriture, i laghetti effimeri che si creano con lo scioglimento delle nevi ed ovviamente i caldi colori autunnali dei faggi, così come l’incanto del periodo invernale.
Monaci, pastori, boscaioli e carbonai hanno animato questi luoghi e sono i protagonisti dei numerosi racconti ad esso legati.
I boschi antichi del Voltigno sono inoltre popolati da numerose specie animali e con un po di fortuna potrete avvistarle.
Percorrendo da Castel del Monte la SS17bis occorre andare in direzione del valico di Capo la Serra; una volta superato e dopo diversi tornanti in discesa (1,5 km circa), sulla destra si stacca la sterrata che porta al rifugio Ricotta (non gestito) a pochi metri. Siete arrivati, potete parcheggiare qui (https://maps.app.goo.gl/Xtm8txwsJsym3zj78), sulla piccola piazzola circondata da pini.
Il comprensorio vi mette a disposizione molteplici sentieri potendo decidere di raggiungere il pianoro del Voltigno attraverso vari percorsi.
Questo è un ottimo punto di partenza e potrete aiutarvi consultando il grosso tabellone presente sul posto oppure andando sul sito del Voltigno Trail Centre
(https://www.voltignotrailcentre.com/index.php/it/) nel quale troverete mappe, tracce gpx ed itinerari consigliati. Con una cartina e seguendo la segnaletica sul campo è possibile combinare i vari tracciati.
Fra le varie passeggiate che permettono di affacciarsi sul pianoro, sicuramente meritano una menzione quelle che percorrono la Vallestrina e il Bosco Carboniere (4 ore andata e ritorno su 14 km), il bosco di Valle Caterina (3 ore e mezza andata e ritorno su 12km) e la Zingarella (3 ore circa andata e ritorno su 10 km); il dislivello si assesta per tutti i percorsi sui 400/450 metri complessivi (andata e ritorno) e i sentieri interessati sono il 277, 279, 279A, 286.
Sono percorsi semplici che richiedono un minimo allenamento alla camminata e capacità base di orientamento.
I tempi di percorrenza non tengono conto delle soste e sono calcolati su un passo tranquillo; possono variare sensibilmente a seconda della preparazione del camminatore, delle condizioni del terreno e del dislivello.
Questo semplice percorso inizia direttamente dal borgo di Castel del Monte e si svolge interamente sulla comoda carrareccia che parte dinanzi l’ampio parcheggio posto dietro la chiesa di San Donato.(https://maps.app.goo.gl/2ucntiG2Vuqcq4QW6)
In totale, andata e ritorno, si percorrono 4 km e un dislivello di circa 150 metri per un tempo complessivo di pressapoco 1 ora e mezza .
La meta suggerita è quella che volgarmente gli abitanti del luogo chiamano “Cascéra”;
si tratta di un rudere in pietra, fra i meglio conservati, di un antica struttura agro-pastorale, presumibilmente a servizio dei monaci cistercensi.
Durante il periodo medievale, l’opera di questo ordine monastico è stata strettamente connessa alla transumanza; fenomeno che tanto ha impegnato nei secoli le genti di questo distretto del Gran Sasso.
Lungo tutta la camminata sarete costantemente sorvegliati dalla mole del Monte Bolza e numerosi saranno i colpi d’occhio sulla Rocca di Calascio, sulla Valle del Tirino, sulla Valle Peligna e sulle principali catene abruzzesi (Maiella, Sirente-Velino…). Avrete inoltre modo di immergervi nel caratteristico paesaggio agrario, dominato dall’elemento pietra ed emblema della vita rurale di un tempo.
Partendo quindi dal parcheggio, affrontate subito la salita ed una volta terminata, quando noterete diversi massi erratici sparsi sul terreno, potrete scorgere sulla sinistra i ruderi non molto lontani da voi (si trovano a pochi metri a valle rispetto al carrareccia).
Raggiunta la Condola si torna indietro sul medesimo percorso; oppure si può scegliere di continuare in salita sulla stessa strada sterrata, per altri 3 km e 180 m di dislivello (1 ora circa), incontrando prima Fonte Frenda e arrivando infine alla Sella di San Cristoforo.
La vista ripagherà ampiamente il piccolo sforzo aggiuntivo poiché si svela, in tutta la sua magnificenza, Campo Imperatore e le alte cime che lo arricchiscono.
L’alternativa consigliata allunga di poco (1 km circa) ma permette di godere di una visuale privilegiata su Castel del Monte e il circondario.
Ha come punto di partenza Piazza XX Settembre; da qui si sale su Via Sant’Angelo e si percorre totalmente Viale dei Pini per arrivare alla chiesa di San Donato. Da questo punto, lasciata la chiesa alle spalle, rimangono valide le indicazioni di cui sopra.
I tempi di percorrenza non tengono conto delle soste e sono calcolati su un passo tranquillo; possono variare sensibilmente a seconda della preparazione del camminatore, delle condizioni del terreno e del dislivello.
Infine non esitare ad affidarti alla competenza delle guide professioniste presenti in zona che ti accompagneranno in sicurezza alla scoperta del territorio e potranno proporti esperienze su misura da pianificare insieme. La guida darà un valore aggiunto all’escursione e ti consentirà di esplorare angoli nascosti ricchi di vicende umane, di comprendere il patrimonio culturale della montagna e di riconnetterti a pieno con la natura svelandoti, passo passo, le attrattive paesaggistiche e gli aspetti ambientali, antropologici e storici.
Camminare è di certo il modo migliore per vivere in modo autentico e profondo i luoghi che si attraversano e per conoscere a fondo legami e processi del mondo naturale.
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Berardino Di Battista, Guida Ambientale Escursionistica A.I.G.A.E.
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